Politica Locale: Non è facile governare una ateneo come Verona in uno spazio come quello Veneto, caratterizzato da un mega ateneo storico (Padova) e tanti atenei di media dimensione attorno. Il nostro ateneo può pensare di svilupparsi solo se saprà far valere la sua capacità di precorrere i tempi e di fare investimenti la dove altri atenei più antichi non possono o non riescono. Il dialogo con gli altri atenei deve essere quindi incentrato sempre sul piano della reciproca crescita, vedendo nel Veneto e nell’area del Garda (Trento e Brescia) il bacino naturale di sviluppo di Verona. L’università di Verona deve proporsi come come luogo di sperimentazione e serbatoio di conoscenza utile allo sviluppo socio economico della città e della sua industria. Il comparto agro-alimentare, vitivinicolo e dei beni culturali sono dei possibili esempi di come l’università si possa aprire a questa città creando a Verona ciò che altri atenei non possono creare per la mancanza di una vocazione cittadina così chiara e definita. Viceversa Verona si può aprire all’università per colmare quegli spazi che una città moderna a vocazione culturale e turistica necessita. Nel suo piccolo, l’esperimento del festival scientifico “InfinitaMente” rappresenta un esempio di dialogo costruttivo tra Comune e Università.
Politica Nazionale: Ritengo che il sistema della formazione superiore pubblica sia un valore non negoziabile su cui è necessario ricomporre quella unità di intenti tra atenei che è fondamentale per essere una controparte credibile e forte rispetto al governo nazionale. È necessario riprendere una politica unitaria nei confronti del Governo e del Paese per recuperare rapidamente prestigio e autorevolezza disperse in questi anni a causa di pretestuose divisioni ed arroccamenti. In questo intendo insistere sulla centralità dell’università statale, opponendomi ai trasferimenti di risorse alle università private e telematiche. Intendo svolgere una azione energica volta alla semplificazione delle procedure di accreditamento, al rafforzamento della valutazione nel sistema di distribuzione delle risorse, ed all’incremento dei gradi di autonomia di spesa degli atenei. Il sistema nazionale di finanziamento alla ricerca va completamente ripensato, permettendo agli atenei di competere davvero per le risorse, senza che queste, oltre ad essere ormai vergognosamente misere, siano anche contingentate secondo parametri di pre allocazione agli atenei che prescindono dalla valutazione effettiva delle proposte. Un maggiore dialogo tra CUN e CRUI è sotto questo aspetto strategico.
Politica Internazionale: La nostra università deve guardare quanto più possibile alla dimensione internazionale della formazione e della ricerca. Ci sono ambiti in cui questa dimensione è connaturata alla disciplina ed ambiti in cui questo deve essere ancora incentivato. Sono particolarmente interessato all’Europa, ma anche al Nord America ed ai paesi emergenti come Cina, India e Brasile. La qualità dei nostri studenti è ancora alta e rappresenta da anni un bacino di reclutamento per atenei prestigiosi. La nostra università deve sapersi inserire in questa “fuga dei cervelli” agganciando sui livelli magistrale e dottorale gli studenti più meritevoli. L’ateneo deve quindi mettere a disposizione tutti gli strumenti, potenziando anche il supporto amministrativo, per aprire il nostro spazio di azione in ambito internazionale. Deve essere intrapresa una azione continua di esplorazione delle opportunità che possono nascere dalla collaborazione con atenei di altri paesi. Un punto di osservazione a Bruxelles per le opportunità di ricerca offerte nei programmi comunitari intercettando fonti di finanziamento in Horizon 2020, Smart Cities, e Structural Funds for Education; una azione di apertura verso università americane per la creazione di percorsi congiunti di livello master e dottorale; una azione dedicata e specifica deve essere dedicata alle aree di emigrazione italiana (sud America ed Australia), ai paesi del Mediterraneo, del Medio-Oriente ed a Cina e India, coinvolgendo sia gli ambiti scientifici e tecnologici sia quelli umanistici nell’ambito dello studio e del recupero dei beni culturali e Cultural Heritage. Queste azioni devono essere perseguite con decisione incrementando le convenzioni e le linee a sostegno degli scambi di docenti e studenti ed incrementando la presenza di nostri docenti in gruppi di lavoro e panels.