Lo Statuto, sulla cui approvazione mi sono astenuto, accentua alcuni difetti strutturali della Legge 240, in particolare amplificando l’accentramento di molte funzioni e rimuovendo gradi di autonomia delle strutture decentrate che sono invece necessari ed imprescindibili in una struttura multidisciplinare, policentrica ed estremamente eterogenea come una università. La cultura del “governo forte e centralizzato” nata per colpire gli sprechi stravolge una sedimentazione secolare di buone pratiche fatte di decisioni e responsabilità prese da “chi è competente”. Lo Statuto rafforza questo accentramento indebolendo il ruolo delle strutture periferiche che sono i dipartimenti e le scuole, disarticolando la tradizionale autonomia delle strutture periferiche, e creando di conseguenza pesanti problemi di gestione. Solo una struttura omogenea e con finalità precise (nel caso post riforma: il dipartimento) può attuare e realizzare i migliori investimenti. Si deve pertanto dare maggiore responsabilità ed autonomia di gestione alle strutture decentrate. I dipartimenti devono avere a disposizione le risorse comprensive dei punti organico derivanti dal turnover e da quelli derivanti dalla loro produttività scientifica opportunamente valutata e misurata. Al tempo stesso l’ateneo deve mantenere una quota di risorse da dedicare ad interventi ed operazioni straordinarie concordate dal SA e dal CdA. Fondamentale è la stabilità dei criteri nell’arco di un periodo di almeno 3 anni a cui possono seguire fasi di aggiustamento. I dipartimenti e le scuole devono quindi avere gradi di libertà nella allocazione delle risorse, sapendo come concorrere per la loro assegnazione.

Il governo del futuro ateneo lo immagino
profondamente rinnovato ed improntato alla massima trasparenza, assicurata garantendo la pubblicazione e raccolta feedback di tutto ciò che SA, CdA, delegati, Direzione Generale, Direzioni, Nucleo di Valutazione, Collegio dei revisori, Comitati di ateneo, e Consiglio degli Studenti producono. È necessario ripensare il sistema di governo centrale dell’ateneo. Se il SA deve essere la camera delle rappresentanze con forti funzioni propositive, di controllo ed indirizzo generale, le azioni di governo avvengono lungo l'asse: Rettore - CdA - Scuole - Dipartimenti. I mesi trascorsi nel CdA hanno evidenziato pienamente i limiti dell’attuale Statuto. Il CdA, infatti, pur avendo poteri precisi sulla carta, di fatto è troppo astratto e caratterizzato da una eccessiva frammentazione di interessi per poter essere a tutti gli effetti un organo strategico e di governo. Risulta troppo forte il ruolo del Rettore, che ne condiziona i lavori, e troppo lontano (o quasi inesistente) il ruolo dei dipartimenti, che ne devono attuare le delibere. È necessario adottare un modello di coordinamento (ve ne sono tanti possibili nella tradizione universitaria), sia in fase di nomina dei membri interni del CdA, che in itinere al fine di assicurare osmosi continua tra dipartimenti (governo periferico) e Rettore+CdA (governo centrale) che assicuri una catena di comando chiara, semplice ed efficace. Questo è fondamentale sia per assicurare coerenza ai processi decisionali che riguardano il personale docente e gli studenti che per garantire la coerenza nelle attività di controllo relative alla gestione amministrativa e del personale TA. Questa funzione è propria del CdA e del Direttore Generale ma è fondamentale concertarla con l’azione dei dipartimenti e delle strutture decentrate. La mia proposta è che le delibere del CdA sui vari temi debbano essere studiate e definite dai Delegati del Rettore, tra i quali il Presidente della Scuola di Medicina, secondo le rispettive peculiarità, e condivise con tutti i Direttori dei Dipartimenti prima di essere discusse ed eventuale deliberate in CdA. Questo processo di elaborazione e condivisione delle decisioni, se ben seguito e strutturato anche a livello statutario, facilita la applicazione a valle delle stesse e semplifica i lavori del CdA. In questa prospettiva il SA diventa un volano per il CdA, stimolando attraverso la formulazione di proposte, le scelte strategiche. Il SA sarà all’origine dell’azione propulsiva dell’ateneo essendo il luogo dove sono rappresentate tutte le anime dell’università. È quindi nel SA che possono nascere nuove idee e dinamiche, attività queste che il Rettore dovrà promuovere e sostenere, ascoltando la comunità accademica e condividendo con essa le decisioni. È fondamentale ristabilire un effettivo e reale equilibrio dei poteri, equilibrio che l’attuale Statuto non garantisce. Nel caso il SA arrivi a sfiduciare l’azione del Rettore, mi dimetterò senza avvalermi di altre procedure previste dalla Legge 240. Il SA deve avere inoltre la possibilità di revoca individuale dei componenti il CdA, al fine di esercitare il necessario potere di controllo sul governo. Non è mia intenzione di avvalermi del Collegio di Disciplina, a meno di casi di eccezionale gravità. Il Collegio di Disciplina, precedentemente in seno al CUN e dalla L. 240 spostato presso gli atenei, non deve diventare uno strumento di pressione che limiti la libertà di insegnamento e ricerca.

Il governo delle questioni di pertinenza o impatto clinico ed assistenziale necessita di un trattamento ad hoc. Ancora una volta lo Statuto non risolve la questione principale che riguarda il controllo da parte di “chi conosce le problematiche”, ovvero i colleghi dell’area medica, sulle azioni del CdA e del Rettore. Un Rettore, a prescindere dal fatto che provenga dai ruoli della medicina, deve poter contare su un
board ampio e permanente, definito a Statuto e composto da colleghi rappresentativi delle diverse nature assistenziali e disciplinari della medicina, che sia di supporto al Rettore per tutte le decisioni di esclusiva pertinenza del Rettore, quindi non delegabili al Direttore della Scuola, in campo medico ed assistenziale. La mia personale libertà da vincoli politico-territoriali e da commistione politico-disciplinare in ambito medico deve diventare un valore aggiunto affinché il futuro Rettore sia lo strumento di una azione politica decisa da chi si occupa quotidianamente dei problemi della assistenza, docenza e ricerca medica.

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